dalle note di copertina
[…]
La versione originale del Requiem risale al 1998/9 ed è stata composta per orchestra, coro e quattro voci soliste. La versione del 2021 mantiene le parti vocali come erano originariamente scritte, ma sostituisce l’orchestra con un organo. Per questa trasformazione, Cocomazzi si è ispirato alla Messa da Requiem di Maurice Duruflé, che subì trasformazioni simili. Fu scritta dapprima per orchestra, in seguito trascritta per dieci strumenti, e infine per organo proprio come nel caso di Cocomazzi.
Occasionalmente, si sente la mancanza di alcuni timbri e strumenti particolari che erano stati originariamente destinati nella versione orchestrale. Per esempio, nel Rex tremendae l’effetto fornito dai timpani è piuttosto diverso da quello offerto dai pedali dell’organo, anche se la sensazione maestosa, impressionante e potente non è assolutamente persa… in trascrizione.
In effetti, questo dipende piuttosto dalle particolari intenzioni musicali del compositore. Infatti, egli mirava a evocare la maestà di Dio e il timore reverenziale e lo stupore causato dall’irruzione della trascendenza sugli esseri umani. Tuttavia, il punto di vista di Cocomazzi è sempre temperato da una sensazione di conforto e consolazione. “Mi sono ispirato al Requiem di Mozart”, ci dice. “Il suo Requiem mi ha sempre impressionato, più di altri capolavori come quelli di Verdi o Fauré. Nel mio Requiem, ci sono movimenti quando, come compositore, ho dovuto esprimere l’ira di Dio e la minaccia dell’inferno. In quelle occasioni, un’ispirazione Stravinskyana è emersa nel mio stile, in particolare per quanto riguarda il ritmo”. Questo è evidente in modo particolarmente chiaro in movimenti come il Rex tremendae e il Kyrie, dove l’artista adotta una tecnica compositiva chiamata “multimetria”. Ciò implica che virtualmente ogni battuta musicale abbia una diversa indicazione di tempo. Questo rende l’esecuzione molto complessa e impegnativa, ma non difficile da ascoltare.
Infatti, la forza propulsiva nascosta nella musica di Cocomazzi è sempre un’attenzione particolare per le esigenze dell’ascoltatore. La sua musica possiede una sorta di immediatezza espressiva, spesso persa o dimenticata in molte opere musicali contemporanee. Questa efficacia è stata notata e apprezzata da alcuni dei più grandi musicisti italiani della fine del Novecento, come Ennio Morricone, Giovanni Sollima e il musicista jazz Giorgio Gaslini, specializzato nel crossover tra musica classica e jazz. Parlando di una delle registrazioni di Cocomazzi, Gaslini ha parlato di un “melos gentile ed elegante, che non è mai scontato o banale”. Queste parole, scritte all’inizio della carriera di Cocomazzi, non solo erano la sintesi del suo stile all’epoca, ma costituivano anche una luce guida per le sue ulteriori composizioni. “Mi sforzo per l’originalità e cerco di non essere come qualsiasi altro musicista, anche se questo è molto difficile”. Allo stesso tempo, Cocomazzi si colloca saldamente all’interno di una linea di tradizione che attraversa l’intera storia della musica europea.
E, naturalmente, guarda ai grandi maestri del passato con riverenza e umile attenzione. “Ho scritto il mio Requiem pensando da vicino a quello di Mozart. Anche qui era come se Mozart mi ispirasse, o piuttosto mi guidasse. Ero ossessionato dall’idea che Mozart fosse morto mentre componeva il suo Requiem. Questo mi ha portato a riflettere sul mistero dell’aldilà. E trovare una risposta che non sia mai disperata o angosciata. La morte mi spaventa, naturalmente, come accade con tutti gli esseri umani: nessuno di noi sa come e cosa accadrà. Eppure, in pezzi come il movimento di apertura, o alla fine del potente Confutatis o nel Kyrie, ho sempre provato a chiudere il brano con qualcosa di sospeso. Per esempio, il primo pezzo si chiude con una quinta aperta, il cui modo rimane indeciso”. Questo è uno spazio lasciato aperto alla speranza, alla consolazione, all’infinito desiderio di vita eterna che abita l’anima degli esseri umani.
Tali idee sono il risultato diretto dell’attento, appassionato e intenso studio delle parole liturgiche da parte del compositore. Un musicologo ha commentato in modo toccante il risultato finale, affermando che la musica “patisce” il testo che affronta. […]
E questo è quello che ha fatto davvero Cocomazzi. Il risultato, come gli ascoltatori di questo CD Da Vinci Classics potranno facilmente cogliere, è una magnifica tavolozza di emozioni varie, di sentimenti, di effetti contrastanti. Nessuno è mai scelto per l’effetto; tutti sono al servizio delle parole scritte. E poiché queste parole scritte sono quelle di un’antica liturgia per i morti, qui applicata alla figura torreggiante di Padre Pio, il risultato non mancherà di commuovere i sentimenti più profondi degli ascoltatori e di suscitare le loro grandi domande sul mistero della vita, della morte, dell’aldilà, e della fede.
Chiara Bertoglio
RECENSIONI
Recensione su Rivista Musica // marzo 2023 recensione con 5 stelle per la composizione, a cura di Nicola Cattò
Recensione su Amadeus // recensione con 4 stelle su AMADEUS, a cura di Ennio Cominetti
Recensione su Avvenire.it (Italia) // febbraio 2023 a cura di Andrea Milanesi
Recensione su klassiek-centraal.be (Belgio) // gennaio 2023 a cura di Helena Gaudeus
Recensione su Musicvoice.it (Italia) // 10 ottobre 2022 a cura di Andrea Bedetti
Recensione su bresciaoggi.it (Italia) // 25 ottobre 2022